Conoscere i rischi del mestiere: vibrazioni meccaniche ed effetti sul lavoratore

Continuiamo a parlare di rischi sul lavoro e delle relative misure di prevenzione e protezione. Tra gli agenti fisici di rischio per i lavoratori ci sono anche le vibrazioni meccaniche. Un lavoratore, se sottoposto con frequenza a vibrazioni, può maturare nel tempo disturbi neurologici, circolatori e muscolo-scheletrici. Vediamo nel dettaglio cosa comportano le vibrazioni meccaniche e come ci si protegge da queste.

Cosa sono le vibrazioni  meccaniche? Quali lavoratori ne sono sottoposti?

Una vibrazione si verifica con oscillazioni meccaniche generate da onde di pressione che si propagano attraverso corpi solidi elastici (come il corpo umano). In base alla diversa frequenza delle oscillazioni, possiamo già identificare 3 categorie di lavori (e lavoratori) sottoposti a differenti livelli di rischio per l’esposizione alle vibrazioni.

• Oscillazioni a bassa frequenza (tra 0,1 e 2 Hz): possono essere generate da mezzi di trasporto (dagli automezzi ai carrelli elevatori), il che ci suggerisce che chiunque usi per lavoro uno di questi mezzi può essere sottoposto a vibrazioni meccaniche.
• Oscillazioni a media frequenza (tra i 2 e i 20 Hz): accomunano molti macchinari e impianti industriali. Chi ci lavora a stretto contatto è sottoposto a vibrazioni più forti rispetto alla precedente categoria.
• Oscillazioni ad alta frequenza (sopra i 20 Hz): caratterizzano molti attrezzi manuali diffusi in ambito lavorativo come martelli pneumatici, trapani elettrici, frese, motoseghe e simili.

Quali sono le conseguenze di un’esposizione prolungata alle vibrazioni?

Gli effetti delle vibrazioni dipendono sia dalla frequenza di oscillazione che dal tempo di esposizione. I punti del corpo dai quali ha origine la vibrazione sono nella maggior parte dei casi le mani, i piedi e le natiche.

Quando le vibrazioni si propagano nel corpo in senso verticale (dai piedi alla testa), tra i disturbi più diffusi dovuti ad esposizioni prolungate si registrano sciatalgie o disturbi alla colonna vertebrale. Solitamente ciò si verifica nei lavoratori che usano mezzi di trasporto o macchinari industriali.

Forse però è più interessante focalizzarci sulle vibrazioni che si propagano dalle mani alle braccia. Questo è il caso che interessa tutti i lavoratori che utilizzano gli attrezzi manuali visti prima (martelli pneumatici, motoseghe ecc…) caratterizzati dal’emissione di oscillazioni ad alta frequenza. L’esposizione prolungata qui può far insorgere nel tempo tutta una serie di patologie.

• Disturbi circolatori: un esempio è la sindrome di Raynould o del dito bianco chiamata così proprio per il possibile pallore riscontrabile alle dita e dovuto alla circolazione compromessa.
• Disturbi neurologici: torpori, ridotta destrezza manuale o percezione compromessa del caldo e del freddo.
• Disturbi muscolo-scheletrici: come tendinite (a polso, gomito o spalla), borsite, artrosi o sindrome del tunnel carpale.

Come ci si protegge?

Con riferimento specifico alle patologie da vibrazione mano-braccio è consigliabile l’utilizzo di appositi DPI… I guanti anti-vibrazione servono proprio ad attutire l’effetto delle oscillazioni meccaniche che vengono trasmesse alle mani e di conseguenza alle braccia.

Tuttavia bisogna sottolineare che la protezione contro le vibrazioni meccaniche ad opera di questi guanti è limitata. Molto più utile è una corretta prevenzione che si fa controllando il tempo di esposizione per singolo lavoratore. Attraverso una scrupolosa valutazione dei rischi si possono definire i periodi massimi di esposizione e agire di conseguenza pianificando turni e sostituzione dei lavoratori.