Valutazione rischio rumore nei luoghi di lavoro: regole da seguire

19 Ottobre 2018
Valutazione rischio rumore nei luoghi di lavoro: regole da seguire

I rumori assordanti nei luoghi di lavoro hanno come organo bersaglio l’apparato uditivo e possono comprometterne le funzionalità. Per prevenire tali effetti devono essere rispettati specifici criteri valutativi ed i valori di azione previsti dal D.lgvo 81/08 Titolo VIII Capo II.

In base all’art.190 del D.Lgs.81/2008 il datore di lavoro deve obbligatoriamente effettuare una valutazione del rischio rumore nella propria azienda per attuare gli interventi per la prevenzione e la protezione della salute. Ecco cosa prevede il dvr rischio rumore.

Criteri valutazione rischio rumore

Il documento di valutazione rischio rumore, il DVR, va redatto prima dell’avvio dell’attività di un contratto d’appalto e riporta le misure di prevenzione da adottare per garantire ai lavoratori la tutela della salute durante le ore di lavoro.

Ogni azienda deve attenersi al programma elencato nel dvr rischio rumore, tenendo presente che le misure adottate sono volte ad eliminare o a ridurre il rischio da esposizione all’agente fisico, rispettando le tempistiche e le modalità della loro attuazione.

Per tutte le aziende del comparto costruzioni la valutazione rischio rumore cantieri edili va quindi fatta a prescindere dal POS in quanto le problematiche sono legate al rumore e alla movimentazione manuale dei carichi.

Come fare valutazione rischio rumore

Come valutare il rischio rumore e individuare i soggetti più esposti? La valutazione rischio rumore va fatta in tutte le aziende, qualunque sia il settore produttivo, e deve essere effettuata da persona qualificata.

Nei casi in cui non è possibile escludere che i valori inferiori di azione siano stati oltrepassati (LEX>80 dB(A) o Lpicco,C > 135 dB(C)) la valutazione prevede anche misurazioni fatte secondo le norme tecniche relative alla normativa UNI EN ISO 9612:2011 e UNI 9432:2011.

Nei casi in cui l’esposizione a rumore è trascurabile si passa alla cosiddetta “giustificazione” che non necessita approfondimento della valutazione del rischio.

Come si calcola il rischio rumore

Il rischio rumore si calcola con delle strumentazioni apposite, ovvero tramite un fonometro integratore, in genere preferibile per effettuare la misurazione.

La calibrazione acustica dell’intera catena di misura va fatta prima e dopo ogni serie di misurazioni. Nel caso lo strumento mostra uno scostamento dal valore di taratura del calibratore di oltre 0,5 dB i risultati ottenuti dopo la precedente calibrazione non devono essere considerati validi.

Danno all’udito malattia professionale

Il danno all’udito in ambito lavorativo viene detto ipoacusia professionale e viene considerato malattia professionale quando è stato contratto nell’esercizio e a causa di attività specifiche attività indicate dalla legge, o attività complementari a queste, ma comunque eseguite nello stesso ambiente.

L’ ipoacusia da rumore, malattia professionale tra le più diffuse, deve comportare una apprezzabile riduzione della capacità uditiva affinché possa considerarsi malattia professionale.

Per essere definita ipoacusia da rumore professionale la malattia deve essere accertata presso l’Asl, oppure dietro visita specialistica.

Nel caso in cui non si riesca a ridurre l’esposizione al rumore con accorgimenti organizzativi, il datore di lavoro deve fornire al lavoratore dei dispositivi di protezione acustica individuali, come ad esempio dei tappi antirumore o delle cuffie da lavoro antirumore.

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